FRANCESCO BORGIA II…

FRANCESCO BORGIA II…

Francesco Borgia (Roma,1976) si è laureato in filosofia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e ha conseguito il dottorato di ricerca in “Scienze Bioetico-giuridiche” presso l’Università degli Studi di Lecce.

È autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico.

Per le Edizioni Mimesis ha pubblicato nel 2006 “L’uomo senza immagine. La filosofia della natura di Hans Jonas”, nel 2009 “Appartenenza e alterità. Il concetto di storicità nella filosofia di Martin Heidegger”, e quest’anno “Vedere nel segreto. Racconto, testimonianza, immagine”.

Presso Andrea Pacilli Editore sono stati pubblicati i suoi libri di poesia “Ridente lucciola” e “Violante il mare”, rispettivamente nel 2013 e nel 2017.

L’editore Aletti  ha inoltre pubblicato un cd contenente alcune sue poesie lette da Alessandro Quasimodo.

Caro Francesco, pensi che per non arrendersi al moderno la poesia non ci si debba proprio adeguare…?

Citando un celebre aforisma di Schiller, “Vivi col tuo secolo, ma non essere la sua creatura”.

Si ama (smettendo o no di sognare?) fino a poetare, e non v’è tematica esterna che tenga?

Amore e poesia sono da sempre intrecciati, sempre mantenendosi in sintonia con la leggiadria di un sogno.

In amore  ti è inammissibile un soggetto alternativo o di contrasto?

Sostengo l’opzione a favore di un soggetto complementare.

Dunque pochi elementi possono significare tanto scandendoli  piano, pianissimo, a scapito della leggerezza?

Meglio poco, ma ben assimilato, che una massa enorme ma fugace.

La paura, possiamo ritenere che sia l’origine di un dono?

È un sentimento del tutto naturale.

Come reagisci alla citazione di un tuo verso?

Sorrido.

Come può un’illusione non annoiare?

Diceva Pirandello in “Uno, nessuno e centomila” che “la realtà d’oggi è destinata a scoprire l’illusione domani”, e questo è l’eterno ciclo della vita.

Tutte le domande necessitano di una risposta?

Rispondere a se stessi è una necessità ineludibile, rispondere agli altri è una necessità etica.

Quando vale la pena cambiare?

La vita è cambiamento…!

Leggendo “Violante il mare”

La forma del verso spazia in ricordo di un soggetto a portata di cuore, di un sentimento che volge all’assoluto, del Pensiero che si scioglie benché attratti da un essere umano.

Trattasi di un lirismo che fonde fisicità e ragione per un dettame universale, cosicché si rischiara una verità composta da impressioni di tattile acume.

“Tacerti è un ladro d’amore”.

Il buongusto disseta isolati virtuosismi, di nascosto, col sole calante come una delizia per la pelle, e l’acqua marina che non rumoreggiando permette di concepire l’amore, per soluzioni intimistiche.

Se l’impeto dell’aria cela il desiderio, allora l’anima si centellina dall’alto verso il basso, per il bene della coscienza, dovendo tracciare i percorsi del cuore.

Atmosferico candore si raffigura a sprezzo dell’inaridimento.

La parola di Borgia prende largo innocentemente in acque affettive, con l’autore a identificarsi nell’effusione solitaria, non smarrendo la meraviglia profusa dallo spirito.

Nubi leggiadre ritoccano il cielo, ricreano la luce primaria, e a una coppia pregna d’amore si presentano ore piccole, spoglie, divinizzanti il sentimento più umano.

La tenerezza scotta assistendo alla serenità che soffia sugli astri una cura preordinabile.

La persona amata possiede un’indole universale per travolgere il poeta affettuosamente, nei viaggi di cui si fa pregio l’etereo batte il tacito movimento.

“Agli innamorati resta la sera nuda sul cuore”.

Violante imbocca il suo innamorato con una passione che traspare, saporita e irradiante il didentro, fedele al proprio essere echeggiante “grazie al cielo”.

Gli occhi che fissano il poeta raccontano di un mare aperto, mentre l’alba comincia a trasparire.

Una brezza leggera si ripone sulla pelle della vita rivangante il cielo, e il piacere carnale si nutre semplicemente di bontà d’animo.

Il disorientamento comporta l’isolamento per intendere il sentimento percorribile delicatamente, mirando all’insù, su distanze da colmare con l’amore nei polmoni.

“Una nuvola in bianca quiete (…) volta al plenilunio dei sensi”.

“lento il respiro di sogni”.

Il bacio umidifica l’essenziale per emozionarsi, schiarisce la passione per i segreti d’addolcire.

Il più romantico dei satelliti vaga nel desiderio di colei che priva di veli assimila un dondolamento rinfrancante nubi sottili, che lentamente scompare per divenire una bevanda per la triste stagione.

Si sta dietro celestiali avanzate, con l’acqua piovana a bagnare le labbra di chi è comunque in grado di rimanere ammaliato dall’immacolata serenità contenuta da una nube.

Lo slancio vitale verte sul variegato assetto lunare, e il tatto della donna dei sogni si rende fatale per mezzo di una brezza sfuggente, che si alterna con della luce argentea in passivo.

Sulla solarità di un fiore si posa l’umano tacere, propagante la vita per i desideri.

L’amore non soffre l’invernale dolcezza, tanto vale allora consegnarsi alla speranza che l’altra metà sia autentica, di un riposo passionale.

“E resti serena tempesta”.

                                                                                                                       

Vincenzo Calò

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