Solar Orbiter: arrivano i primi dati

Solar Orbiter: arrivano i primi dati
Le misurazioni ottenute dai sensori confermano lo stato di salute dell’Orbiter, prossimo passo la calibrazione degli strumenti.
Viaggia a gonfie vele il Solar Orbiter, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) lanciata lo scorso 10 febbraio per studiare da vicino la nostra stella.
Tra i dieci strumenti scientifici installati a bordo, quattro di essi sono dedicati alla misurazione delle caratteristiche elettromagnetiche del vento solare.
Per evitare interferenze con la sonda tre sensori sono stati installati sul braccio di 4,4 metri dispiegato dall’Orbiter.
Misuriamo campi magnetici migliaia di volte più piccoli di quelli cui siamo abituati sulla Terra“, osserva Tim Horbury, dell’Imperial College di Londra e leader del team assegnato allo strumento Magnetometro (MAG).
Anche la corrente nei normali cavi elettrici genera campi magnetici molto più intensi di quelli che andremo a misurare. Ecco perché i nostri sensori sono installati sul boma (braccio), per mantenerli lontani dall’attività elettrica a bordo della navicella“.
Circa 21 ore dopo il decollo, l’European Space Operation Centre di Darmstadt, in Germania, ha attivato i due sensori del magnetometro (uno vicino all’estremità del braccio e l’altro vicino alla navicella).
Gli strumenti hanno registrato i dati prima, durante e dopo il dispiegamento del braccio, consentendo agli scienziati di valutare l’influenza dell’Orbiter sulle misurazioni nell’ambiente spaziale.
Aver effettuato le misurazioni prima, durante e dopo il dispiegamento del boma, ci ha aiutato a identificare quei segnali che non sono collegati al vento solare, come le perturbazioni provenienti dalla navicella e dagli altri strumenti“, ha detto Matthieu Kretzschmar, del Laboratorio di Fisica e Chimica dell’Ambiente e dello Spazio di Orleans, in Francia, responsabile dello strumento Radio e Plasma Waves (RPW).
Nei circa 30 minuti impiegati dal braccio in titanio e fibra di carbonio per distendersi, gli scienziati hanno potuto osservare una decrescita del livello dei campi magnetici.
All’inizio era rilevato soprattutto il campo magnetico della navicella mentre a distensione avvenuta sono comparsi i primi segnali del debole campo magnetico dell’ambiente circostante. 
Il prossimo step, prima di iniziare il reale lavoro scientifico, sarà la calibrazione degli strumenti. (fonte http://www.rainews.it)

Alessandro Frattaroli

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