Amelia: “Vastese scelta giusta. Totti e De Rossi torneranno a fare il bene della Roma. Prenderei Icardi, ma solo separando il discorso familiare”

 L’allenatore della Vastese Calcio ed ex portiere della Nazionale Marco Amelia ha rilasciato un’intervista esclusiva a Roma Capitale Magazine, ai margini dell’amichevole giocata presso lo Stadio Aragona di Vasto contro il Benevento, incontro terminato 3-3. 
Queste le sue parole:
Siamo ai margini di una splendida partita contro il Benevento. Qualcosa si può rivedere, ma a che punto siete della vostra preparazione?
Buonasera. Sicuramente a buon punto, in linea con quelli che sono i tempi di preparazione al campionato e alla coppa, specialmente alla coppa che ci sarà domenica, perché è importante ogni singola manifestazione, come è importante l’atteggiamento da avere in queste amichevoli, perché servono a far crescere il livello mentale della squadra.

Si dice che un portiere abbia una visuale diversa dal campo…Quando si diventa allenatori, però, che vantaggi può dare?
L’unico vantaggio è quello che il portiere deve conoscere tutti i vari moduli con cui gioca un allenatore, che sia uno o un altro. Ho avuto la fortuna di essere stato allenato da tantissimi allenatori top, questo mi ha portato a leggere il calcio come ognuno di loro ha voluto e ad avere una mia idea. La visuale ora dalla panchina è diversa, perché un conto è stare in porta, un altro è vedere il calcio da laterale. Però piano piano mi ci sono abituato anche negli ultimi anni di carriera.
Cosa l’ha spinta ad accettare la Vastese, un’avventura in Serie D e soprattutto una piazza molto calda?
Innanzitutto il fatto della piazza. Una piazza che vive di calcio, ha voglia di calcio e vuole ritornare protagonista. Mi hanno convinto il presidente e i soci del club, con le parole giuste, con la voglia di crescere e alzare l’asticella e soprattutto il fatto che qui c’è una tifoseria importante che può trascinarci in ogni gara, cercando di ottenere il massimo del risultato. Poi è sempre difficile perché nel calcio le variabili sono tante. Credo che chi mi ha portato qui sia stata la passione che c’è in questa piazza per il calcio.
Quali obiettivi vi siete posti con la società? La promozione è tra questi?
Ogni obiettivo è sempre raggiungibile. Dipende da come prepari il letto per poter dormire sull’obiettivo. Credo che si stiano creando delle basi importanti. Il progetto che ho fatto insieme alla società è triennale. Quindi vogliamo costruire un club solido, importante e che possa sostenere un passo successivo in una categoria superiore. Questo facendolo insieme. Il lavoro si sta facendo, poi il lavoro di campo è una cosa che riguarda me. Il lavoro di campo è la scelta dei giocatori e quei giocatori che magari nel tempo possano rimanere anni qui. Spesso in queste categorie le squadre vengono cambiate ogni anno, vengono cambiati 20, 25 giocatori. Invece, vorrei che in questo progetto si creino un 60-70 percento di basi solide di giocatori e poi ruotando intorno, di mercato in mercato, quei giocatori che possano alzare l’asticella del gruppo.
Oggi c’erano due campioni del mondo del 2006 sulle panchine…Vi siete scambiati qualche parola con Pippo Inzaghi?
Sì, ci conosciamo ormai da quasi 20 anni con Pippo. È un ragazzo d’oro, un ragazzo eccezionale, che ha intrapreso anche lui la carriera da allenatore, ottenendo delle buone cose negli anni passati. È più grande di me, ha più esperienza di me, però quando vedo i miei ex compagni di squadra, con cui abbiamo condiviso gioie bellissime come il Mondiale o lo scudetto al Milan, tante partite della Nazionale, sedere sulla panchina ed esprimere delle idee di calcio allora mi dà soddisfazione. Vuol dire che i nostri gruppi, con cui abbiamo condiviso tante gioie, erano solidi, avevano delle basi solide, che non a caso hanno ottenuto dei risultati importanti come il Mondale.
Nel 2006, tra gli altri, c’erano Totti e De Rossi. Quello che è successo a Roma, il loro addii a pochi mesi di distanza…È stato un trattamento corretto quello riservatogli dalla società? Li ha sentiti?
Sì ci sentiamo. Credo che Daniele (De Rossi, ndr) volesse fare a tutti i costi un’esperienza, come è stata la sua scelta, quella di vivere il calcio come quello di Buenos Aires, quello del Boca Juniors. Ha fatto una scelta importante, o continuava con la Roma o poteva smettere iniziando a pensare al post carriera, soprattutto quando vai per i 37 anni. Francesco (Totti, ndr) ha fatto una scelta diversa. Aveva già smesso ed è rimasto provando a fare il dirigente, ma credo che non abbia trovato in questo ruolo la sua figura, non ci si è ritrovato dentro nel lavoro da fare. Credo che volesse fare altro in maniera diversa, non si sono trovati con la società e non sempre i matrimoni vanno per il meglio. Non mi sono fatto tanti problemi di questa situazione, anche perché credo che la Roma rimanga lì e che sia Francesco che Daniele faranno le proprie esperienze. Credo che in futuro tutti e due torneranno a fare di nuovo il bene della Roma, anche se in altri ruoli.
Che ne pensa del lavoro di Petrachi?
Conosco Gianluca. È uno dei migliori direttori che c’è in circolazione, non solo nel scegliere i giocatori, ma anche nel vivere la quotidianità del gruppo, nel gestire le situazioni che sono intorno alla squadra, nel gestire le problematiche che si vengono a creare durante l’anno. Credo che abbia fatto un’ottima scuola, perché finora ha lavorato in piazze con tanta pressione, come Pisa e Torino. Quindi ti ritrovi a Roma con una pressione altissima, ma con una base di preparazione importante. Il lavoro che ho visto sinora è più che ottimo. Non è solo dell’allenatore in campo, che si è visto anche con il Real Madrid, ma è un lavoro di percezione che viene all’esterno. La tifoseria, nonostante il trauma dell’addio di Francesco e Daniele, sono convinto che tornerà a supportare il club, non solo squadra e giocatori, perché queste persone, il modo di fare di Petrachi, dell’allenatore stesso e dei nuovi giocatori che stanno arrivando legano con l’aspettativa della tifoseria.
Dzeko, Higuain, Icardi. Chi fa più comodo alla Roma?
Vorrei fare un ragionamento da club e da club prenderei molto volentieri Icardi, però separando il discorso familiare, perché purtroppo finora è stata una difficoltà che ha avuto il ragazzo anche nella gestione stessa. Deve cambiare qualcosa in questo senso, perché Icardi è uno degli attaccanti più forti in circolazione e deve stare sereno e tranquillo, specie in ambito familiare che poi ti permette di esprimerti al meglio. Dzeko e Higuain iniziano ad avere una certa età. Per questo il ragionamento va su Icardi. È normale che Dzeko è un campione e Higuain altrettanto. Lì dove cadi cadi bene. Magari poter fare anche per me un giorno questo tipo di scelte. Però oggi Icardi, ma con delle condizioni che non creino problemi come si sono creati a Milano.
In questo momento in che posizione vede la Roma in classifica?
Tra le prime quattro perché sono anche tifoso, quindi la vedo sempre lì. Però inizio a vedere un avvicinamento di livello tra le prime 6-7 squadre. La Juventus è la Juventus. Sta lì davanti, però le altre sono tutte molto vicine e non perché le seconde e le terze si siano abbassate, me perché le quinte e le seste si sono alzate di livello. Per questo la bagarre che ci sarà per le posizioni Champions sarà bella da vedere e finalmente avremo un campionato dove andrà in difficoltà anche la Juventus, ne sono convinto.
Amelia un giorno allenatore della Roma?
No, adesso della Vastese, poi un giorno, un futuro…Non torniamo perché da giocatore è stato detto troppo e non è mai successo. Adesso penso al quotidiano, alla Vastese e al progetto serio. Ho firmato per tre anni e voglio aiutare questo club a crescere, alzare l’asticella e perché no portarlo ai risultati che i tifosi vogliono.
Ringraziamo Marco Amelia per la sua disponibilità.

Audio dell’Intervista esclusiva a Marco Amelia

Alessandro Frattaroli

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