Destinoterapia: il nuovo metodo per trovare il proprio codice dell’anima

Destinoterapia: il nuovo metodo  per trovare il proprio codice dell’anima

E se i dolori dell’anima, come li chiamavano gli antichi ( ossia le ansie, le depressioni e i turbamenti emotivi), fossero solo gli effetti di una resistenza a un disegno esistenziale che deve compiersi?

Il nostro progetto risponde di si a questa domanda. Tutto parte da questo si, da questa convinzione. Ma vediamo più nel dettaglio in cosa si traduce questo procedimento che abbiamo ideato e che prende il nome di Destinoterapia.

L’idea che sta alla base della Destinoterapia non è nuova. Anzi! Già 4000 anni fa guide spitiruali, mistici , filosofi orientali e medio-orientali ne parlavano. Passano 2000 anni e la stessa concezione si trova in qualche modo anche nel Cristianesimo Originario, Anche i filosofi greci ne parlano, tra tutti Platone. Qualche secolo dopo Plotino si prodigò per invogliare l’uomo a realizzare l’essenza impressa nel proprio destino. Passando al rinascimento i neoplatonici, tra cui Marsilio Ficino, sostennero la stessa visione.

LA DOMANDA INIZIALE

Tra ‘800 e ‘900 Carl Gustav Jung iniziò un poderoso lavoro di connessione tra psicologia e Destino. Egli scrisse i seguenti pensieri:

“Circa un terzo dei miei casi non soffre di una nevrosi clinicamente determinabile, bensì del fatto di non trovare senso e scopo alla vita. Non ho nulla in contrario a che questo stato sia definito nevrosi comune del nostro tempo”

“Ciò che la natura richiede al melo è che produca mele e al pero che produca pere. Da me la natura vuole che io sia semplicemente un uomo, ma un uomo cosciente di ciò che è”.

“In definitiva, è l’essenza che noi incarniamo che dà il suo senso alla vita. L’esistenza sarebbe stata rovinata senza la sua essenza”.

“Il senso della mia vita è che la vita mi pone una domanda. O viceversa, sono io stesso una domanda per il mondo e devo fornire la mia risposta, altrimenti mi ridurrò alla risposta che mi darà il mondo”.

HILLMAN DOCET

E’ al discepolo di Jung, James Hillman, che dobbiamo la migliore elaborazione del rapporto tra vita, scelte, inconscio e destino. Nel suo libro “ Il codice dell’Anima” ha sintetizzato questo rapporto in modo estremamente lucido e chiaro. Lo ha fatto partendo da Platone e aggiungendo un secondo esempio, definito La teoria della Ghianda. Grazie alle sue parole comprenderemo a pieno come un paradigma unico e irripetibile abita dentro ogni essere umano, capiremo come lo scopo ultimo di ogni esistenza consista nell’onorare il proprio specifico codice interiore, quello che tale scrittore chiama appunto il Codice dell’Anima..

Essendo Hillman il miglior traduttore di tutto questo, è giusto usare alcuni preziosi passaggi del suo libro sopracitato per illustrare , nel miglior modo possibile, la teoria che intendiamo condividere con chi sta leggendo.

IL “QUALCOSA”

Partiamo dal seguente passaggio

“Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo  “qualcosa”; lo ricordano come un momento preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione: Ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco chi sono”.

Qui Hillman parla di una sensazione, un momento speciale, un qualcosa che durante l’infanzia può avere affascinato molti di noi. Una specie di illuminazione su quello che dovevamo essere.

Però non per tutti la chiamata arriva nello stesso periodo, nello stesso modo e con la stessa evidenza e integrità. Infatti lo scrittore continua illustrando un modo diverso di accogliere questo appello:

“O forse la chiamata non è stata così vivida, così netta, ma più simile a piccole spinte verso un determinato approdo, mentre ci lasciavamo galleggiare nella corrente pensando ad altro”.

E aggiunge che, soprattutto in questo caso, solo Retrospettivamente sentiamo che “ era la mano del destino”.

Hillman in questo modo prelude al concetto fondamentale della sua tesi, ossia che “noi rechiamo impressa fin dall’inizio l’immagine di un preciso carattere individuale dotato di taluni tratti indelebili”. E poco dopo aggiunge che nel corso degli anni ognuno di noi si perde e che bisogna recuperare la “ percezione del nostro destino” e soprattutto “ il senso della propria vocazione, ovvero che c’è una ragione per cui si è vivi”.

“Non la ragione per cui vivere, non il significato della vita in generale, o la filosofia di un credo religioso” è quello che propone di indagare lo scrittore. Egli invita piuttosto i a recuperare “ la sensazione che esiste un motivo per cui la mia persona, che è unica e irripetibile, è al mondo, e che esistono cose alle quali mi devo dedicare al di là del quotidiano e che al quotidiano conferiscono la sua ragion d’essere; la sensazione che il mondo, in qualche modo, vuole che io esista, la sensazione che ciascuno è responsabile di fronte a un’immagine innata i cui contorni va riempendo nella propria biografia”

PSICOLOGIA DEL DESTINO

Hillman si auspica una “teoria psicologica che attribusca realtà psichica primaria alla chiamata del destino” E in effetti è lui stesso che contribuisce a fondarla con i suoi studi e le sue ricerche.

Egli afferma questo:

Se accetto l’idea di essere l’effetto di un impercettibile palleggio tra forze ereditarie e forze sociali, io mi riduco a mero risultato. Quanto più la mia vita viene spiegata sulla base di qualcosa che è già nei miei cromosomi, di qualcosa che i miei genitori hanno fatto o hanno omesso di fare e alla luce dei ei primi anni di vita ormai lontani, tanto più la mia biografia sarà la storia di una vittima. La vita che io vivrò sarà una sceneggiatura scritta dal mio codice genetico, dall’eredità ancestrale, da accadimenti traumatici, da comportamenti inconsapevoli dei miei genitori, da incidenti sociali.

Questo modo di pensare produce un approccio vittimistico all’esistenza. Tutto dipende dal dna, da come si sono comportati i miei genitori e dall’ambiente in cui sono cresciuto. E in questo modo io sono solo il frutto di questi fattori. Non ho né colpa, né potere. Sono privato della respons-abilità. ossia della abilità di rispondere, di scegliere la strada da percorrere per arrivare al migliore dei me possibili.

Hillman si oppone al modello vittimistico sopracitato e ne propone un altro, partendo da Platone e più specificatamente dal mito di Er, presente alla fine della sua opera più famosa, la Repubblica.

Ecco cosa scrive a proposito:

“In breve , l’idea è la seguente. Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie l’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù (ossia sulla terra ndr), un daimon (ossia uno spirito guida della coscienza ndr) che è unico e tipico nostro. Tuttavia nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. E’ il daimon che ci ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino”.

Per rafforzare il concetto lo studioso americano tira in ballo il maggiore filosofo neoplatonico, ossia Plotino.

Secondo Plotino […] noi ci siamo scelti il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità.Come a dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori che magari adesso vorrei ripudiare, è stata scelta direttamente dalla mia anima, e se ora la scelta mi sembra incomprensibile, è perché ho dimenticato.

psicologia-del-destino

Una volta rivelata questa verità Hillman offre una breve e importante lista delle cose da fare per conquistare un’esistenza piena ed appagante. Eccola:

a) riconoscere la vocazione come dato fondamentale dell’esistenza umana;

b) allineare la nostra vita su di essa;

c) trovare il buon senso di capire che gli accidenti della vita, compresi il mal di cuore e i contraccolpi naturali che la carne porta con sé, fanno parte del disegno dell’immagine, sono necessari a esso e contribuiscono a realizzarlo .

E’ necessario ottemperare alle indicazioni espresse in questa lista, perché “ Una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista”, ma comunque “ alla fine verrà fuori. Il daimon con ci abbandona”.

RIGUARDO AI BAMBINI

Prezioso quanto lo scrittore afferma sui bambini. Vale la pena leggerlo insieme. Il valore è doppio per chi è genitore.

“Riguardo ai bambini e alla loro psicologia, voglio che ci togliamo i paraocchi dell’abitudine[…]Voglio che riusciamo a vedere come ciò che fanno e che patiscono i bambini abbia a che fare con la necessità di trovare un posto alla propria specifica vocazione in questo mondo. I bambini cercano di vivere due vite contemporaneamente, la vita con la quale sono nati e quella del luogo e delle persone in mezzo a cui sono nati. L’immagine di un intero destino sta tutta stipata in una minuscola ghianda, seme di una quercia enorme su esili spalle. E la sua voce che chiama è forte e insistente e altrettanto imperiosa delle voci repressive dell’ambiente. La vocazione si esprime nei capricci e nelle ostinazioni, nelle timidezze e nelle ritrosie che sembrano volgere il bambino contro il nostro mondo, mentre servono forse a proteggere il mondo che egli porta con sé e dal quale proviene”.

C’ERA BISOGNO DELLA DESTINOTERAPIA?

Si, ce n’era bisogno per tradurre una teoria in una strada da tutti percorribile.

In altri termini, vogliamo sottolineare che la Destinoterapia nasce per offrire, ai concetti finora illustrati, un impianto concreto di messa in pratica, un modello operativo, che sostegna tutte le persone intenzionate a realizzare pienamente il proprio fine ultimo, la propria chiamata.

Nessuno fino a questo momento aveva ideato un percorso strutturato che, partendo dai presupposti qui analizzati, accompagnasse passo dopo passo un individuo a compiere il proprio progetto esistenziale.

Chi ha creato questo metodo si è preoccupato di scomporre al microscopio i vari fattori, di individuare fasi, necessità, criticità e ritrosie. Chi ha creato questo metodo ha poi trovato diversi strumenti atti a risolvere, a permettere all’individuo di esplorare una fase, comprenderla, accettarla e superarla per passare a quella successiva. Finalmente esiste una strategia fatta di azioni, strategie, procedimenti precisi ed efficaci che possono aiutare chiunque a scoprire e realizzare la propria finalità esistenziale.

Visita il sito www.destinoterapia.it

Oppure, per imparare e tecniche, iscriviti al canale youtube: https://www.youtube.com/channel/UCQCZWjwzLhzjiqPJtWBQDiQ

Articolo a cura di Rosario Alfano

Manuela Rella

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *