Associazione Consumatori A.C.C.I. – Riflessioni e cronaca dell’abbandono delle Partite I.V.A.

Associazione Consumatori A.C.C.I. – Riflessioni e cronaca dell’abbandono delle Partite I.V.A.

Si apprendono e riportano le riflessioni riportate sul sito vivicastellanagrotte.it della Dott.ssa Antonella Vinella, Presidente dell’A.C.C.I. – Associazione Consumatori Cittadini Italiani, sul Decreto Sostegno del Governo guidato da Mario Draghi.

“Che il Reddito di Cittadinanza debba essere di supporto economico per le famiglie in difficoltà, che debba aiutare a formare il beneficiario e dargli del tempo per trovare lavoro, permettendogli di integrare il reddito della sua famiglia, che debba avere l’obiettivo di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e aumentare l’occupazione, contrastare la povertà e le disuguaglianze, è cosa risaputa e condivisibile” dichiara la Presidente nazionale A.C.C.I. Antonella Vinella, “ma che venga scambiato per un’opportunità persistente per un dolce far nulla, questo no. Molte sono le segnalazioni pervenute dai nostri Referenti Territoriali su un disagio che grava sull’economia del Paese e che pesa sul mondo del lavoro delle Partite IVA“.
“La richiamiamo, dopo aver ricevuto il suo curriculum, per fissare un colloquio di lavoro per valutare le sue esperienze per un posto vacante presso la nostra azienda” e si sentono rispondere “Ho mandato il curriculum giusto se mi dovesse servire in futuro, adesso non sono disponibile perché percepisco già il Reddito di Cittadinanza”. Questo raccontano le Partite Iva. “Che il sussidio ricevuto sia il Reddito di Cittadinanza, quello di Emergenza o di altra natura, è il già che ci preoccupa”, afferma Vinella.
“I dati pubblicati del Rapporto 2020 del Ministero del Lavoro non sono affatto incoraggianti: su 790mila nuclei familiari, solo 70mila dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza hanno iniziato a lavorare.
Dai risultati pubblicati dall’ANPAL (Agenzia Nazionale delle Politiche Attive del Lavoro) profiler dei titolari del Reddito di Cittadinanza 2020, è evidente che in pochi hanno l’obiettivo di cimentarsi in un percorso di formazione (solo il 7%) o di avviare un progetto imprenditoriale (solo il 3%). Quasi nulla è risultata la partecipazione a progetti di accompagnamento al lavoro (solo il 1,4%).
Perché un cittadino percettore del Reddito di Cittadinanza non trova lavoro? È evidente che nel suo modus operandi non vi sia l’impellente desiderio di trovare immediatamente un lavoro e/o di voler intraprendere un percorso di formazione.
Certamente, se da un canto occorre riconoscere che in un “annus horribilis” quale è stato il 2020, con la pandemia da Covid-2019 in atto, senza il sussidio del Reddito di Cittadinanza, la situazione economica di tante famiglie sarebbe stata ben più grave, d’altro canto è impensabile che si possa proseguire su questa strada; occorre un cambio di rotta!
Il sussidio dovrà essere inteso quale aiuto momentaneo e straordinario e non come una misura quotidiana per la quale non sia necessario mettersi in gioco alla ricerca di un lavoro che dia i giusti riconoscimenti sia in ambito di remunerazione economica che di crescita professionale.

Occorre assolutamente fare in modo che le nuove generazioni, già poco inclini all’impegno, alla continuità e alla socializzazione, siano spronate dal sistema alla ricerca di un’occupazione lavorativa che aumenti il loro livello di autostima ed al contempo li offra nuove possibilità di socializzazione”, conclude la Presidente Vinella.

(Fonte sito www.vivicastellagrotte.it)

Stefano Di Santo

Avvocato del Foro di Roma. Membro Commissione Diritto Bancario Ordine Avvocati Roma Collaboratore testata giornalistica Roma Capitale Magazine

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