Paris, Texas

Paris, Texas

Paris, Texas è un grande capolavoro della cinematografia diretto nel 1984 da Wim Wenders e interpretato, fra gli altri, da Harry Dean Stanton (Travis), Nastassja Kinski (Jane) e Hunter Carson (Alex), Palma d’Oro al Festival di Cannes nello stesso anno.

Il film si svolge tra i deserti del Texas, le colline di Los Angeles e i paesaggi urbani di Houston, dove una natura priva di alcuna alterazione dell’uomo si fonde mirabilmente con intrecci di autostrade a 8 corsie e tramonti rossi e profondi fanno da sfondo a vicende umane dolorose e toccanti, con la colonna sonora cupa e vibrante di Ry Cooder.

Travis, perduto nel deserto, viene recuperato dal fratello che, nel frattempo, insieme alla moglie, aveva adottato il figlio Alex, privato di entrambi i genitori.

Pian piano Travis comincia a riprendere consapevolezza e possesso della propria vita e della propria esistenza, riscopre il figlio, comincia a dialogare e stare insieme a lui, finchè non pensano di andare a cercare Jane, la giovane madre.

Inizia un viaggio “on the road” a bordo di un vecchio Ford Ranchero, da Los Angeles a Houston, viaggio che fa parte del percorso espiatorio di Travis, fino ad arrivare alla madre, che scopre lavorare in un locale dove alcune donne parlano al telefono con uomini al di là di uno specchio.

Fin dall’inizio si respirano atmosfere da film di Antonioni, che sicuramente avrà ispirato Wenders in questo film, e tale sensazione diventa una certezza nei monologhi finali, quando Travis si svela a Jane, raccontandole tutta la loro storia in terza persona.

Lei capisce di trovarsi di fronte a Travis e a sua volta vorrebbe che lui non andasse via, ma lui è consapevole che la loro unione è naufragata perché era una storia impossibile, lei era troppo giovane e immatura. Mentre Travis parla emergono tutte le capacità di attrice di Nastassja Kinski, la sua espressività che comunica stati d’animo ed emozioni senza dire una parola.

A questo punto le parti si rovesciano: dopo aver visto Travis attraverso lo specchio grazie a una lampada, lei volta le spalle e, sedendosi sotto lo specchio, comincia a parlare, ora è lui che non può vederla.

La storia finisce con l’incontro di Alex con sua madre Jane: nello stesso momento in cui Alex ritrova sua madre, Jane ritrova la sua vita e chiude i conti con il suo passato.

Due ore e mezzo di un film bellissimo, per i paesaggi, per i colori, per la bravura degli attori, per la musica, per la storia, senza pistole che sparano continuamente, senza sesso gratuito, senza violenza, né turpiloquio e né banalità: complimenti a Wim Wenders e a tutti quelli che ci hanno lavorato.

Alessandro Ranieri

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