Da De Rossi a Mourinho: due mister, due sistemi di gioco

Da De Rossi a Mourinho: due mister, due sistemi di gioco

Dopo la finale di Conference League vinta nel 2022 e quella di Europa League del 2023 mancata per un soffio, la stagione ’23-’24 sembrava poter essere per José Mourinho quella della definitiva consacrazione nell’immaginario dei tifosi della Roma. Ma non tutto è andato come doveva, con una Roma che durante la stagione ha visto un percorso incerto, con uno spogliatoio non sempre unito e con un gioco che aveva grosse lacune e non funzionava più come fino a qualche mese prima. Colpa forse di una campagna acquisti deficitaria, forse anche delle ostinazioni tattiche del tecnico portoghese. Sicuramente c’è da dire che in estate i media e il mondo delle scommesse sportive in rete consideravano la formazione giallorossa ampiamente in grado di competere almeno per il quarto posto che vale la matematica qualificazione alla Champions League, ma dopo mesi di rendimento altalenante l’obiettivo sembrava sfumato. Fatto sta che a gennaio le strade della Roma e di José Mourinho si sono separate, aprendo le porte invece all’ex bandiera giallorossa Daniele De Rossi che con il passare delle settimane ha riportato speranze al popolo romanista, risalendo in classifica e dimostrando anche di saper gestire una piazza difficile come quella capitolina.

La Roma di Mourinho

La verità, forse, è che la finale di Europa League 2023 persa contro il Siviglia è stata l’inizio della fine del ciclo di Mourinho alla Roma. Le cose non si sono messe meglio in estate, durante il mercato che ha visto l’arrivo di gente come Renato Sanches e già a giugno di Evan Ndicka, fortemente voluti dallo special one ma in incerta condizione fisica. L’idea di gioco di Mou era quella di partire dalla base di un 3-5-2 con Mancini, Smalling (o Llorente) e Ndicka centrali, un centrocampo che garantisse copertura con Cristante, Paredes, Pellegrini e Aouar e gli esterni affidati a Karsdorp e Spinazzola. In attacco, poi, la coppia Dybala-Lukaku avrebbe fatto il resto. Ma se nella testa di Mourinho le fasce avrebbero dovuto correre sempre e spingere e tanto sacrificio sarebbe stato richiesto anche agli attaccanti, chiamati a ripiegare in fase difensiva non appena possibile, la realtà è stata un’altra. In difesa innanzitutto i centrali erano risicati e gli infortuni hanno messo in evidente difficoltà la base tattica, ma Mourinho non ha mai cambiato schema. A centrocampo era evidente che Pellegrini soffriva tanto la posizione da mezzala e il suo rendimento è sempre stato sotto la sufficienza. Sulle fasce si trovavano ormai giocatori spenti, in apparenza alla fine della loro forma smagliante. E in attacco chiedere sacrificio a Dybala significa sottoporlo a un costante rischio infortuni, mentre per Lukaku giocare a 30 metri dalla porta, costantemente spalle all’avversario, ha significato limitarne l’efficacia sotto porta. Problematiche, combinate insieme, che hanno fatto saltare ogni idea di gioco mourinhana e creato tensione e scoramento all’interno del gruppo giallorosso.

La Roma di De Rossi

Con il suo arrivo De Rossi ha scelto la strada della semplicità. Ha visto le caratteristiche dei giocatori e li ha messi in posizioni loro congeniali affinché potessero esprimersi al meglio. È così passato ad una base del 4-3-3, con i terzini più attaccati alla difesa e così senza necessità di sprecare troppe energie. Ha alzato il baricentro di Pellegrini che adesso gioca più avanti e con più libertà di inventare. E ha messo gli attaccanti in condizione di badare a una zona di campo senza dover macinare chilometri ad ogni gara. E i benefici si sono visti tutti. Con i terzini che si alzano alternativamente, la Roma adesso gioca costantemente con un play basso a protezione della fase difensiva e le mezzali che a pendolo salgono e coprono, con l’aiuto del trequartista che ripiega per andarsi a prendere la palla. In attacco, invece, Lukaku è il vertice alto di riferimento, così che Dybala, El Shaarawi o Pellegrini possano inserirsi tra gli spazi. Concetti elementari ma che stanno dando semplicità e soprattutto consistenza a una Roma che adesso si ritrova quinta in campionato a una manciata di punti dal quarto posto grazie anche alle 7 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta nelle 9 partite da quando De Rossi ha preso la guida della panchina giallorossa.

Redazione

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