C’ERANO UNA VOLTA LE AUTO DELL’EST.

C’ERANO UNA VOLTA LE AUTO DELL’EST.

a cura di Luca Cataldi esperto e conoscitore del mondo delle auto.

Ai tempi della guerra fredda in Unione Sovietica e nei paesi dell’Europa dell’Est la produzione di automobili si discostò sensibilmente da quella dei paesi dell’Occidente dando vita ad una serie di autovetture che oggi, soprattutto se viste on gli occhi degli appassionati di auto d’epoca o dei nostalgici di quel mondo, rappresentano una realtà davvero particolare e sempre più apprezzata.

Sebbene le auto costruite nei paesi d’oltrecortina tra la fine della Seconda Guerra Mondiale ed il crollo dell’Unione Sovietica fossero poco o per nulla diffuse in Italia e nel resto dei paesi occidentali, a parte quelle di qualche marchio come Skoda (tra le quali ricordiamo la 1000MB e le serie 100 e 742) o Lada (la Lada Niva su tutte), si assiste oggi ad una loro certa ed apprezzabile diffusione tra alcuni cultori del genere, anche giovanissimi, nati cioè dopo la fine di quella parte di mondo che le aveva viste sulle sue strade.

Nel novembre del 1989, alla caduta del muro di Berlino, milioni di persone videro in televisione le piccole Trabant a due tempi attraversare la frontiera tra Est e Ovest. La macchina che gli occidentali chiamavano con tono irriverente “l’auto di cartone” (in realtà fatta di un materiale chiamato “Duroplast”) divenne così il simbolo della DDR, la Germania Est di allora. Prodotta dal 1957 al 1991 in successivi modelli e con carrozzeria berlina a due porte (Limousine), giardinetta a tre porte (Kombi e poi Universal), ma anche in una rara versione cabriolet (Kubelwagen) per l’esercito e la forestale, non fu mai ufficialmente importata in Italia anche se qualche coraggioso tentativo ci fu pur non essendo andato a buon fine. Oggi nel nostro paese ne circolano alcune decine, importate o arrivate con i loro proprietari emigrati dai paesi dell’ex blocco socialista. La Trabant, un’auto che, soprattutto ai tantissimi che hanno l’occasione di vederla per la prima volta dal vivo, suscita sempre stupore e simpatia!

Un’altra automobile, abbastanza simpatica alla vista e molto caratteristica per via delle prese d’aria laterali di concezione aeronautica, è la Zaz 966 del 1967, affiancata e poi sostituita dalla sua evoluzione 968 nel 1972. Veniva costruita in Unione Sovietica in quella che è l’attuale Ucraina. In realtà siamo di fronte ad una quasi copia della NSU Prinz, così come la precedente e prima Zaz, la 965 del 1960, lo era della nostra Fiat 600.

Auto sovietica copia di una Fiat (la 124), ma questa volta autorizzata, fu la Lada “Zigulì”. Autorizzata perché l’azienda italiana, dopo lungi e faticosi accordi, aiutò i russi a costruire ed implementare la grande fabbrica di automobili Lada-Vaz presso una città fondata ad hoc che ancora oggi porta il nome italiano di Togliatti. La Lada 2101, questo il suo vero nome (Zigulì è un soprannome) motorizzò tutta l’Unione Sovietica e non solo. E’ stata prodotta in più serie dal 1970 al 2012.  In Polonia la Polski-Fiat aveva la sua versione della 124 e della 125 per il mercato locale. Auto, queste ultime, che a tutti gli effetti vanno annoverate tra quelle dell’Est.  Abbastanza conosciuta anche in Italia è la Lada Niva. Venne infatti importata da Martorelli e infine da Carraro e si è sempre dimostrata una robusta, affidabile e soprattutto economica fuoristrada.

Fu proprio la necessità di far guidare al popolo vetture dalla meccanica robusta, adatte alla maggior parte delle strade dei paesi dell’Est, che portò a produrre auto come le sovietiche Moskvich e Uaz. Entrambi i marchi arrivarono in Italia. Le prime grazie a Bepi Koelliker che allestiva le familiari così da farle diventare negli anni ’80 delle station wagon quasi alla moda con vernice metallizzata, tetto in vinile e portapacchi in legno e metallo cromato. Le fuoristrada 469 marchiate Uaz grazie a Martorelli si fecero strada anche nel nostro paese proprio per le doti innate di robustezza e infaticabilità e ancora oggi non è difficile incontrarne qualcuna in servizio effettivo non solo tra collezionisti e amanti del fuoristrada.   

Tra le auto da famiglia prodotte in Germania Est un accenno va doverosamente fatto alle Wartburg 353 berlina e station wagon (Tourist), spartane ma più comode e soprattutto più capienti delle Trabant.

In Jugoslavia, grazie alla Fiat, la fabbrica di automobili Zastava produceva la Zastava 600, poi 750 e 850 (in pratica una Fiat 600 con motori via via di cilindrata maggiore), la Zastava 101 (una variante con coda discendente della carrozzeria della Fiat 128, scartata dalla fabbrica torinese in fase di progettazione), fino ad arrivare alla Yugo degli anni ’90 (da noi venduta come Innocenti Koral).

In Romania la Dacia con il supporto di Renault, che venne scelta dalle autorità governative per fornire le basi per la produzione di automobili  per motorizzare il paese, iniziò ad assemblare la prima autovettura nel 1968. Nacquero così dapprima la Dacia 1100 sulla base della Renault 8 e poi la 1300 (dal 1969 al 2006) su quella della Renault 12.

Ricordiamo, infine, le auto di rappresentanza che, come in tutto il mondo, anche nei paesi dell’Est erano al servizio di Soviet Supremi, presidenti, burocrati e militari di alto rango: Le Zil, le lunghe limousine della nomenclatura sovietica, le GAZ Cajka e Volga sempre sovietiche, ma anche le Tatra, usate da chi deteneva il potere in Cecoslovacchia.

Redazione

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