Fonseca e il giallo dei gialli, che forse giallo non è.

Fonseca e il giallo dei gialli, che forse giallo non è.
L’allenatore dell’A.S. Roma Paulo Fonseca, pur da poco nel nostro calcio, si è accorto che il trattamento dei giocatori che vestono la casacca giallorossa non è lo stesso degli altri calciatori. Potrebbe raffigurarsi un caso, un giallo probabilmente, o soltanto una mancanza di abitudine da parte del Mister che non conosce bene la storia della sua squadra. I tifosi giallorossi ne hanno viste anche di peggiori e sono ancora lì a seguire, cantare, tifare e sostenere sempre e comunque i colori del loro sviscerato amore. Neanche si lamentano più di tanto, sembrano ormai averci fatto il callo come se fosse diventata una consuetudine che nella loro storia ha visto troppo spesso la società capitolina oggetto di “sportive” manovre dei poteri del calcio. Ma sono solo fantasie, ora conta solo la prossima avversaria della Roma, il Bologna di Mihajlovic che viene da due importanti vittorie consecutive e vede avvicinarsi la parte che conta della classifica, anche se scenderà in campo con 6 giocatori tra indisponibili e squalificati. La Roma di Fonseca da parte sua, come da inizio stagione non potrà schierare l’intera rosa mancandole dei pezzi pregiati e dovendo ancora scoprire le potenzialità dei neo acquisti. La batosta subita con il Sassuolo, si spera abbia dato a Fonseca e i suoi giocatori materiale su cui lavorare e poter mettere in campo le evidenti potenzialità sia tecniche sia tattiche che la Roma ha mostrato in alcune fasi del campionato.
Il tecnico Paulo Fonseca ha presentato la gara nella consueta conferenza stampa della vigilia a Trigoria.
Questa la trascrizione della conferenza stampa.
 Ha capito cosa è successo contro il Sassuolo?
 “Sì, come allenatore devo sempre analizzare quello che è successo e l’ho fatto come faccio sempre. Per me è facile capire cosa è successo”.
Quali sono le condizioni di Pastore e Mkhitaryan?
“I due si sono allenati normalmente. Mkhitaryan sta un po’ meglio di Pastore. Ci sono però entrambi per la partita”.
Nei diciannove minuti di Reggio ci sono errori di ogni tipo, tecnici, tattici e d’impostazione. Inoltre c’è il ripetersi di comportamenti come succede sempre da anni. A una buona prestazione ne segue spesso una negativa, come se la buona prestazione diventasse un punto di arrivo e non di partenza. La mentalità dello spogliatoio sembra da squadra media. Che cosa fa un allenatore con la società per avere questo salto di qualità da squadra vincente?
“Stiamo lavorando per cambiare questa mentalità. Non è stato solo un problema di mentalità. Abbiamo sbagliato, ho sbagliato io tatticamente e i calciatori sia tecnicamente sia tatticamente. È un problema soprattutto di come abbiamo iniziato la partita. Quando si sbaglia così, come nei due primi gol, la squadra ha perso un po’ di equilibrio. Dopo l’intervallo siamo stati meglio in campo, perché dopo il secondo gol abbiamo perso equilibrio. È vero che abbiamo giocato bene con la Lazio, ma la prima parte con il Sassuolo è stata totalmente diversa. Il principale problema è stato tecnico e tattico. Questo è il problema principale. A livello di mentalità stiamo lavorando tutti i giorni con i giocatori per far capire di essere sempre ambiziosi e avere una mentalità vincente. In questa stagione ho sentito molte più volte che questa squadra ha ambizione. Forse abbiamo fatto 3-4 partite in cui non abbiamo avuto questa mentalità. Anche quando abbiamo perso, come con il Torino, o la Juventus ad esempio, abbiamo lottato. Poche volte non abbiamo avuto ambizione. Abbiamo fatto una parte con il Sassuolo decisamente contraria a quella che noi vogliamo”.
Le volevo chiedere di Kolarov. Ha sempre parlato di scelta tecnica e di opzione. In questo momento giocatori di personalità e di carisma possono essere utili già dalla partita con il Bologna?
“Vedremo domani. Ho in questo momento uno-due dubbi. Per questo non voglio parlare di giocatori che potrebbero giocare domani. Kolarov è un giocatore con grande mentalità, un leader dello spogliatoio. Può essere un’opzione”.
Tempo fa ha dichiarato in un’intervista che è abituato a gestire lo spogliatoio da solo. Ci può dire cosa è successo a Reggio Emilia e se ritiene utili interventi esterni dei dirigenti?
“Dopo quell’intervista non è cambiato nulla. Non voglio parlare di quello che succede nello spogliatoio. In tutti i momenti sono io che parlo sempre ai giocatori. Niente è diverso rispetto a quell’intervista e non devo dire più niente a riguardo. C’è sempre un dramma quando perdiamo, ma noi dobbiamo essere sempre equilibrati. Si è parlato molto di questa cosa. Siamo tutti insieme, allenatore e società. Senza dubbio”.
Prima ha parlato di Pastore e vorrei tornare sulla sua situazione. Pellegrini è squalificato, cosa ci dobbiamo aspettare lì? Lei ha detto che Mkhitaryan sta meglio di Pastore, che è tornato però in gruppo già da diversi giorni. Non è in grado di giocare titolare?
“È difficile. Abbiamo altre soluzioni, abbiamo Mkhitaryan, Kluivert che può giocare anche lì. Perotti può giocare in quella posizione. Pastore non è al meglio per iniziare la partita”.
Lei non commenta quasi mai gli arbitri, si limita solo a dire se gli è piaciuto o meno. Questa è la sua linea dall’inizio del campionato. Con il Sassuolo però l’arbitro è stato molto severo. Oserei dire cattivo nei confronti della Roma, visti i tanti gialli, uno poi trasformato in rosso. Anche per questa partita si sente di dire lo stesso, visto che a un certo punto è sembrato quasi un accanimento verso i suoi giocatori.
“Non abbiamo perso perché l’arbitro ha sbagliato, ma perché non abbiamo giocato bene. Non mi piace parlare di arbitri, ma è difficile capire perché una squadra come la Roma abbia molti cartellini gialli. Ho visto molte partite in Italia e il metro di giudizio arbitrale non è lo stesso per tutte le squadre, non è uniforme. Non facciamo così tanti falli cattivi da giustificare tutti questi cartellini gialli. La mia insoddisfazione nella partita è solo per questo”.
Perez è arrivato per avere un ruolo da protagonista. A che punto è? È pronto per giocare da subito? I nuovi come li sta vedendo, a esempio Villar potrà avere spazio vista anche l’assenza di Diawara?
“Sono giovani con grande qualità. Ma hanno bisogno di adattarsi. La Serie A è totalmente diversa dalla Liga. Devono capire com’è il calcio qui. Vediamo se giocheranno domani”.
Senza Diawara la Roma sembra aver perso equilibrio in mezzo al campo. Ci diceva che non sta pensando a rialzare Mancini per non dover cambiare due reparti. Come si ritrova questo equilibrio?
“Con un buon posizionamento. Penso che sia vero che Diawara è un giocatore che tatticamente fa molti lavori quasi perfettamente. Penso che anche Cristante abbia questa capacità. Non ha senso quindi cambiare Mancini per fare questo ruolo. È solo una questione di posizionamento”.
Un altro episodio di cui si è parlato tanto è il colloquio con Edin Dzeko. Abbiamo tutti provato a interpretarlo e lei ha detto che si trattava di arbitri e del consiglio che le ha dato Dzeko per non parlare a caldo con l’arbitro. Voleva fare chiarezza sulla situazione? Le è dispiaciuto che magari qualcuno non le abbia creduto?
“Penso che in questi mesi che abbiamo lavorato qui è facile capire che io non mento. Quando non voglio parlare di qualche cosa non lo faccio. Non mento, mai. Ho detto la verità, e la verità è che Dzeko mi ha detto di non parlare con l’arbitro, perché non poteva cambiare nulla. È stato un consiglio di un giocatore. Non ho bisogno di mentire, quindi mi sembra strano che si sia sollevata la questione. La verità è questa”.
Tra le varie soluzioni sta pensando di mettere Kalinic dall’inizio con Dzeko trequartista o comunque lì vicino?
“Sì, ho pensato a questa soluzione. Non è facile cambiare comportamenti che abbiamo nella squadra. Cambierebbe totalmente tutto quanto. Per questo penso che possa succedere durante la partita, ma all’inizio non è facile che possa accadere”.
Affrontate un’altra squadra molto aggressiva, che si orienta sull’uomo con molta pressione. Come si esce da questa pressione e perché in Italia questo modo di giocare con tanto successo?
“L’altro giorno, quando è arrivato Perez, gli ho chiesto quante squadre in Spagna marcassero a uomo. Lui mi ha detto che non ce ne era nessuna ed io gli ho risposto di prepararsi, perché qui sono in molte a farlo e non è facile affrontarle. Sono squadre aggressive. Abbiamo affrontato l’Hellas Verona, che ha queste caratteristiche e abbiamo fatto una buona partita. Cercando la profondità, con i contro movimenti e con altre cose che abbiamo preparato speriamo di fare bene. Non è mai facile affrontare una squadra che marca a uomo e che è aggressiva”.
Vorrei tornare sul post Sassuolo e in particolare sulle parole di Dzeko. Ha detto che la squadra è forte e manca un po’ di qualità. Inoltre ai giovani ha detto che non si vive di sole due partite buone. È d’accordo con lui e perché a febbraio non si riesce a dare di più?
“Dzeko ha detto che siamo tutti responsabili ed io sono il più responsabile. Penso che abbiamo parlato di questo, ma ripeto. Ha indicato la responsabilità di tutti. Onestamente non mi è sembrata una critica ai giocatori più giovani, anzi, l’ho visto come un consiglio. Dzeko ora è il leader dello spogliatoio. Abbiamo perso, ma non è stata una critica ai giovani”.
Sulla mancanza di qualità?
“Quando perdiamo nel modo con cui abbiamo perso con il Sassuolo è perché non abbiamo avuto qualità. È normale che si parli di questo”.

Alessandro Frattaroli

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