Green pass but Red workers

Green pass but Red workers

Non c’erano fascisti, anarchici o nazisti.

Se c’erano erano insieme a tantissime altre persone.

Persone comuni, cittadini normali, che si sono sentiti messi da parte da uno Stato che, come una madre con i suoi cuccioli, ne mette da parte uno, perché considerato diverso.

Gente venuta a protestare a Roma, al Circo Massimo, venerdì 15 ottobre, contro un provvedimento duro, stringente, vincolante, che mette in discussione il normale svolgimento della vita privata di un cittadino, di un lavoratore.

Lo Stato non guarda più in faccia il cittadino per capire come sta e il perché delle sue scelte, ma si gira dall’altra parte, si mette a parlare con altre persone e da lontano, con voce impassibile, gli dice che per continuare a vivere deve fare per forza delle cose.

E questo è difficile da accettare.

L’obbligo del Green pass è una misura che non è stata mai spiegata fino in fondo.

Mario Draghi non ha mai “guardato in faccia” gli italiani e spiegato loro il motivo profondo di questo provvedimento.

Nell’arco di poco tempo milioni di lavoratori non vaccinati (per i motivi che sanno loro) si sono trovati di fronte a un bivio: vaccinarsi o rischiare di perdere il proprio posto di lavoro, di mettere a rischio la possibilità di percepire uno stipendio e quindi lo strumento necessario al proprio sostentamento, rischiando in quel caso sì, di pregiudicare la propria salute e in alcuni casi quella della propria famiglia.

Perché un povero Cristo, che già non guadagna molto (e ce ne sono tanti), che economicamente non può sobbarcarsi la spesa di effettuare un tampone ogni due giorni, rimane a casa, viene sospeso dal lavoro.

E a quel punto che fa?

Lo Stato dovrebbe aiutare i propri cittadini e non complicargli la vita, facendogli pagare il prezzo delle loro scelte, condivisibili o meno.

Se lo scopo del Green pass sul posto di lavoro è quello di continuare a tenere sotto controllo la pandemia, perché allora i tamponi non possono essere gratuiti per chi, legittimamente, ha fatto la scelta di non vaccinarsi, ma può contribuire comunque a ridurre la circolazione del virus sottoponendosi ai tamponi?

Avendo così la possibilità di continuare a vivere dignitosamente del proprio lavoro?

Molti, molto egoisticamente secondo me, quelli che si sentono gli eroi da vaccino e che guardano ai non vaccinati come degli assassini, in questi giorni stanno dicendo: “E ma io non voglio che i miei soldi, quelli delle tasse che io pago vadano a finanziare i tamponi per quegli “inetti” che non si sono voluti vaccinare”.

Ci sono miriade di cose finanziate con le mie tasse che io non finanzierei, eppure alcune cose si fanno perché sembrano quelle giuste.

Quando si ha a che fare con la tutela del singolo individuo e della sua LIBERTÀ di scelta, sempre a patto che le sue scelte non ledano nessun altro, secondo me, si fa sempre la cosa giusta.

Pochi giorni fa io mi sono vaccinato, per la prima volta.

Probabilmente alla fine non lo avrei fatto, per motivi miei e solo miei.

L’ho fatto perché avevo paura di perdere il mio posto di lavoro e quello che con tanta fatica negli anni avevo costruito.

È la prima volta che nella mia vita mi ritrovo a fare qualcosa perché imposta, non coerente con la mia piena volontà.

Lo ritengo un fallimento, mio personale ma di tutto il sistema, di tutta la società.

Ecco le parole di tre persone che erano ieri a manifestare pacificamente contro il Green pass, le quali hanno risposto alla domanda del perché fossero lì e perché dicevano no al Green pass:

Giada: “Sono venuta alla manifestazione perché credo che il Green pass sia uno strumento di discriminazione, dittatoriale e che toglie libertà e diritti per i quali prima non bisognava presentare alcun lascia passare. Una carta che ti impedisce di andare a lavorare se non la possiedi che cosa vuol dire? Questo si chiama obbligo surrettizio, ovvero non è un obbligo chiaro e determinato ma viene aggirato con un espediente che a me fa anche abbastanza ribrezzo. Anche perché da oggi alcuni miei amici non si presenteranno a lavorare per non cedere a questo ricatto”.

Marcello: “Stanno contravvenendo a tutti i diritti costituzionali. Obbligano la gente a farsi un vaccino che in realtà non è un vaccino, ma un siero genico sperimentale come scritto anche sui bugiardini della Pfizer. Quindi vogliono obbligare la gente a fare una cosa le cui conseguenze sono sconosciute, perché appunto non vi è stata adeguata sperimentazione. E ve lo dico in quanto medico. Per me è un attentato alla democrazia”.

Filippo: “Sono alla manifestazione perché provo solidarietà per tutte le persone che in questo momento decidono di fare una scelta personale e non cedere a un ricatto. Allo stesso tempo si sta cercando di strumentalizzare tutte le proteste, andando sempre a categorizzare le persone attaccando qualsiasi etichetta possibile e immaginabile e questo non va bene. Qui non c’è nessun colore politico, nessuna ideologia radicale, ci sono persone come me che credono nella libertà e il rispetto per gli individui”.

Alessandro Frattaroli

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